Lavorare all’estero per diminuire la forte pressione fiscale presente in Italia offre molte possibilità, in paesi europei e anche fuori dai confini dell’Europa. Durante la nostra esperienza di vita spesso incontriamo situazioni che ci spingono a desiderare un cambiamento. La volontà di cambiare può dipendere da molti fattori, sia soggettivi, sia oggettivi, e può sfociare nella decisione di andare a lavorare all’estero.
Ad esempio, se fossimo un giovane appena uscito da un’università italiana, a confronto con i preoccupanti tassi di disoccupazione nazionali, saremmo certamente stimolati a valutare la possibilità di indirizzare lo sviluppo della nostra carriera professionale in un contesto internazionale. Cercare lavoro all’estero per avere maggiori possibilità di occupazione non è certamente l’unica motivazione che spinge le persone a spostarsi dal proprio paese.
Si può decidere di lavorare all’estero per migliorare la conoscenza di una lingua o le proprie competenze professionali, per conoscere una nuova cultura, per aggiungere esperienze importanti al proprio curriculum vitae, oppure per avere meno tasse da pagare. Certamente per chi vive nel Bel Paese, la pressione fiscale è molto elevata (sesta al mondo per gettito fiscale in rapporto al PIL).
In base al rapporto Taxing Wages 2022 dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) l’Italia si trova invece al quinto posto – tra i paesi che aderiscono all’organizzazione – con un valore pari al 46% riguardo al cuneo fiscale (differenza tra il costo per il datore di lavoro e la retribuzione netta del lavoratore.)
Nel mondo, sono molti i paesi – ad esempio nel continente africano – dove è possibile usufruire di livelli di tassazione molto bassi, se non addirittura nulli. Non tutti questi paesi però offrono anche concrete possibilità di occupazione; vediamone alcuni dove potrebbe essere possibile lavorare con livelli di tassazione accettabili.
Svizzera
La Svizzera regola la propria tassazione in base alle necessità della popolazione dei diversi cantoni.
Questo paese ha un sistema federalista, e prevede tre diversi livelli di tassazione:
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Federale (7,83% sugli utili)
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Cantonale (dal 4,4 al 19%)
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Comunale (dal 4 al 16%).
Per un italiano che vuole lavorare in questo paese, è consigliato il Canton Ticino, non solo perché la lingua parlata è l’italiano, quindi è possibile una più facile integrazione, ma soprattutto a causa del più basso livello di tassazione rispetto al resto della Svizzera.
Isole Canarie
Le isole Canarie appartengono alla Spagna e sono inquadrate come area ZEC (Zona Especial Canaria) cioè è una zona a ridotta fiscalità creata nell’ambito del REF (Regime Economico e Fiscale delle Canarie) con lo scopo di incentivare lo sviluppo economico dell’arcipelago.
La pressione fiscale molto contenuta si deve anche al basso numero di abitanti vivono in queste isole e dalla volontà del governo centrale spagnolo di evitarne lo spopolamento.
Chi investe nelle Canarie ha quote agevolate per il reinvestimento del reddito, pari al 4%, che se confrontato con la tassazione media nella penisola iberica (23%) è molto vantaggioso.
Andorra
Andorra ha avuto l’etichetta di paradiso fiscale europeo per molto tempo, e oggi
questo paese vuole essere un punto di riferimento per gli investitori esteri.
La percentuale di tassazione in questo stato è intorno al 10% per i redditi sopra la soglia dei 40mila euro, del 5% tra i primi 24mila e i 40mila euro, con una no tax area sotto i 24mila euro; valori molto bassi se confrontati con gli altri paesi dell’Unione Europea.
Uno dei vincoli più importanti è che per usufruire di questi livelli di tassazione occorre essere residenti, ma diventarlo non è difficile: basta risiedere per 183 giorni in questo paese.
Malaysia
Confinante con Indonesia, Thailandia, Singapore e Brunei, in questo paese il livello della tassazione non è certamente elevato.
Riguardo alla tasse sulle persone fisiche, per i residenti, il reddito imponibile è soggetto ad aliquote progressive per scaglioni che vanno da un minimo dello 0 per cento -esenzione totale – fino a un massimo del 30 per cento.
In Malaysia lo stipendio medio mensile è intorno ai 9000 dollari annuali, e tale valore è soggetto a un’aliquota annuale del 10%, sicuramente vantaggiosa per consentire un livello di vita decoroso.
Da non molto è stata introdotta in Malaysia l’imposta sui beni e servizi (simile all’IVA italiana), che però presenta un’aliquota fiscale pari solo al 6%.
Emirati Arabi
Normalmente si pensa agli Emirati Arabi come a un paese a reddito molto elevato, e con un livello di tassazione adeguato agli alti profitti.
In realtà questo paese ha un livello di tassazione basso, e una politica di gestione atta a favorire lo sviluppo dell’imprenditorialità.
Gli Emirates vogliono continuare a mantenere lo status di paese privilegiato per gli investimenti, per attirare aziende da tutto il mondo grazie anche alla pressione fiscale pari a zero.
Sarà solo dal primo giugno 2023 che questo paese introdurrà, in conseguenza della minimum tax prevista dall’OCSE al 15% sulle multinazionali, un’aliquota sul reddito imponibile.
Il valore di questa percentuale sarà del 9% per il reddito imponibile superiore a 102.000 dollari e pari a zero per il reddito imponibile fino a questo importo, per aiutare le piccole imprese e le startup.