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Indicazioni nazionali per la telemedicina

di Leonardo De Vecchi e Valentina Brovedani

Il 17 dicembre 2020, spinta dall’emergenza sanitaria del COVID-19, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano ha pubblicato un documento recante le “Indicazioni nazionali per l’erogazione di prestazioni in telemedicina”.

In tema di telemedicina, già nel 2014 la Conferenza aveva approvato le Linee di indirizzo nazionali (rep. atti n. 16/CSR), tuttavia l’attuale pandemia ha reso indispensabile un rinnovamento organizzativo e culturale del Sistema Sanitario Nazionale a livello territoriale, rappresentando dunque un’opportunità per favorire l’attivazione di strumenti di sanità digitale, onde ridurre al minimo le potenziali occasioni di contagio.

Infatti, nella prima fase di gestione dell’emergenza sanitaria, sono state sospese le visite specialistiche, di controllo e gli interventi di elezione, riducendo drasticamente l’assistenza rivolta alle persone affette da patologie croniche; inoltre, la ripresa delle attività ambulatoriali erogate in presenza del paziente ha richiesto l’opportuna applicazione di limiti organizzativo-strutturali e logistici che hanno comportato la riduzione degli spazi disponibili e la necessità di incrementare le procedure di sanificazione degli ambienti.

In questo scenario, la telemedicina potrebbe garantire la massima continuità assistenziale con il minimo rischio di diffusione del virus ad utenti, operatori e familiari, consentendo l’erogazione di servizi a distanza, senza che il paziente o l’assistito debba recarsi presso le strutture sanitarie e rendendo accessibili le cure attraverso l’uso di dispositivi digitali.

In particolare, i servizi di telemedicina risultano utili per:

  • emergenze sanitarie;
  • controllo delle patologie di particolare rilievo per la governance del Sistema Sanitario Nazionale;
  • accessibilità ai servizi diagnostici e continuità assistenziale;
  • controllo e monitoraggio a distanza;
  • certificazione medica.

Le prestazioni di telemedicina si suddividono in quattro diverse tipologie a seconda che assimilino, supportino, integrino o sostituiscano la prestazione sanitaria tradizionale.

La necessità, nell’ambito delle prestazioni ambulatoriali, di dover ricondurre le attività di telemedicina ai Livelli Essenziali di Assistenza e quindi alle regole amministrative che devono essere applicate a tali prestazioni (in termini di tariffa, modalità di rendicontazione, compartecipazione alla spesa), ha comportato un’ulteriore classificazione tra le diverse tipologie di prestazioni:

  • televisita: è un atto sanitario vero e proprio, con cui il medico interagisce con il paziente (anamnesi, diagnosi, prognosi, terapia e follow up);
  • teleconsulto medico: è il confronto fra due medici riguardo l’analisi di un caso clinico e la relativa strategia terapeutica di un paziente che non è presente in quel momento;
  • teleconsulenza medico-sanitaria: è un’attività sanitaria, non necessariamente medica, che si svolge a distanza tra due o più professionisti che hanno differenti responsabilità rispetto al caso specifico;
  • teleassistenza: è attività prestata da parte di professioni sanitarie (infermieri, fisioterapisti, logopedisti, ecc.) e consiste nell’interazione a distanza tra il professionista appartenente ad una specifica professione sanitaria e il paziente;
  • telerefertazione: intesa come la relazione rilasciata dal medico e trasmessa per mezzo di sistemi digitali e di telecomunicazione.

L’attivazione del servizio di telemedicina richiede l’adesione preventiva del paziente, preceduta da una adeguata e puntuale privacy policy.

Per quanto concerne la remunerazione/tariffazione, le indicazioni della Conferenza prevedono l’applicazione del sistema vigente per l’erogazione delle medesime prestazioni in modalità “tradizionale”, ivi incluse le norme per l’eventuale compartecipazione alla spesa.

Dal punto di vista della responsabilità medica, invece, agire in telemedicina per i sanitari significa assumersi piena responsabilità professionale, esattamente come per ogni atto sanitario condotto nell’esercizio della propria professione, in conformità alle norme legislative e deontologiche proprie delle professioni sanitarie.

Un altro punto cruciale è, naturalmente, quello della compatibilità con il GDPR per il trattamento dei dati personali.

In conclusione, la telemedicina consente l’interazione tra medico e paziente attraverso un collegamento tipo video-conference (chiamata, videochiamata, trasmissione di immagini tipo lesioni/ferite ecc.) proporzionale alle necessità cliniche e secondo valutazione del medico che esegue la televisita. Tuttavia, la carente esperienza nell’utilizzo di tali sistemi limita l’erogazione di prestazioni di telemedicina, sconsigliata rispetto a:

  • pazienti con patologie acute o riacutizzazioni di patologie croniche in atto;
  • pazienti con patologie croniche e fragilità o con disabilità che rendano imprudente la permanenza a domicilio.

Rappresenta invece un’opportunità innovativa in favore dei pazienti nell’ambito della prevenzione, della diagnosi, delle terapie e dei monitoraggi dei parametri clinici, oltre che per facilitare la collaborazione multidisciplinare sui singoli casi clinici e anche per lo scambio di informazioni tra professionisti.

In definitiva è facile presumere che la telemedicina avrà una sempre maggior diffusione nel prossimo futuro, accompagnata dal progresso tecnologico, a cui dovrà fare eco il parallelo sviluppo del sistema normativo e regolatorio, anche nella qualificazione dei dispositivi medici, così da accompagnare la prassi in modo tale da sfruttare al meglio le possibilità di miglioramento dell’assistenza sanitaria, con particolare riferimento a quella territoriale.


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