Internet e copyright: l’eterno dilemma del diritto d’autore sui contenuti che viaggiano sul web
Lo scontro tra la necessità di un impianto normativo che regoli il diritto d’autore e la natura stessa dei servizi e delle piattaforme accessibili online alimenta, da ormai diversi anni, un interessante dibattito, che senza sorpresa è poi stato foriero di provvedimenti legislativi specifici, sia di carattere domestico che transnazionale. In particolare, i c.d. “giganti del web” come, per esempio, Google e Facebook, sono stati investiti in pieno dall’onda che si è creata nel 2019 nel contesto dell’emanazione della nuova direttiva europea n. 2019/790 proprio in materia di diritto d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale.
La distribuzione sui social media
In materia di diffusione di contenuti nel mondo digitale, il diritto ha dovuto fare uno sforzo significativo per stare al passo coi tempi. Il successo di piattaforme, siti internet e App si basa non solo sulla massiccia dipendenza di questi dalla rete internet, ma anche sul fatto che si possa accedere – ormai – da diversi dispositivi, come tablet, cellulare, smartwatch, e non più il solo computer fisso, senza però rinunciare ad un’elevata user experience.
Dalla visione di un film ad una sfida al tavolo verde, i contenuti sono oggi ottimizzati per qualsiasi schermo, con un’accessibilità senza pari. Ma, mentre per alcuni servizi pensati esclusivamente per l’intrattenimento il legislatore può, in un certo senso, agire in modo piuttosto semplice, le cose si complicano quando si ha a che fare con i social network. Questo tipo di piattaforme, infatti, nasce proprio con l’intento di consentire la condivisione di contenuti nei confronti del più ampio numero di persone possibile.
Il caso di YouTube, per esempio, è particolarmente significativo. Il noto social network, che permette di pubblicare e commentare contenuti video, è infatti dotato di un sistema automatizzato di segnalazione di violazione dei diritti d’autore da parte dei detentori degli stessi.
Se un video, ad esempio, è accompagnato da un brano musicale per il quale non è stata richiesta l’autorizzazione alla diffusione, l’audio può essere rimosso a seguito di segnalazione. In casi specifici, poi, il video può essere rimosso tout-court. Proprio per venire incontro ai creator, YouTube ha approntato una libreria di canzoni e temi musicali che possono essere utilizzati senza incappare in problemi legali.
Un altro provvedimento che ha avuto eco sui media ha riguardato i tesori artistici fiorentini conservati presso la Galleria degli Uffizi. La notizia riguardava il divieto di riprodurre le opere d’arte presenti nel museo su piattaforme social o blog, a meno che non venisse corrisposto alla direzione museale un pagamento annuale forfettario.
Influencer e blogger non hanno tardato ad esprimere il loro disappunto, anche sulla base del fatto che la promozione del materiale artistico nazionale dovrebbe essere sempre permessa. I chiarimenti da parte del museo sono arrivati in breve tempo: in realtà, si tratta di una norma esistente già da vent’anni, e che riguarda principalmente materiale fotografico utilizzato da guide professioniste e da chi, in ogni caso, “monetizza” sulle immagini contenenti le opere.
Cosa cambia con la nuova Direttiva Europea sul copyright
Il caso della recente direttiva europea che cerca di regolarizzare la disciplina del diritto d’autore è interessante per due motivi. Da una parte, il legislatore europeo è intervenuto a tutela delle parti più “deboli”, ovvero di chi vede i propri contenuti e creazioni artistiche sfruttate nel web, senza poter essere remunerati di conseguenza. Dall’altra parte, le notizie e i commenti relativi a questi provvedimenti sono state diffuse a livello mondiale anche proprio attraverso quei giganti, come Google, Facebook ed altre piattaforme, che, paradossalmente riceveranno una potenziale penalizzazione dalla nuova legge. Giuristi ed economisti hanno opinioni contrastanti e, sicuramente, aleggia ancora molta confusione in campo comunicativo, proprio quando invece una maggiore chiarezza dovrebbe essere necessaria, e che proveremo a descrivere di seguito.
Sinteticamente le principali aree di intervento della nuova normativa sono le seguenti: in primo luogo, le piattaforme e i siti web saranno responsabili dei contenuti pubblicati. Ciò significa che i creatori di tali contenuti, come ad esempio editori e giornalisti, potranno stipulare accordi sui siti aggregatori di notizie (come ad esempio Google), al fine di permettere un equo compenso per la distribuzione degli articoli. La prima nazione ad implementare con successo questa nuova regolamentazione è stata la Francia. Vengono esclusi dal provvedimento i cosiddetti snippets, ovvero brevi estratti degli articoli e frammenti, magari accompagnati da hyperlink al pezzo originale. Il fatto che, ad esempio, YouTube sia responsabile della violazione dei diritti d’autore da parte di uno dei suoi utenti, e che quindi sia costretta a vigilare in modo attivo, porterà necessariamente a una interpretazione più attenta dei regolamenti già esistenti.
Le norme puntano a salvaguardare i creatori, come ad esempio scrittori e musicisti, ma anche a garantire al consumatore qualche diritto in più, come la possibilità di fruire dei contenuti digitali regolarmente acquistati, anche in Paesi diversi da quelli dove tali contenuti sono stati comprati. Forse siamo ancora lontani da un completo controllo degli aspetti legali connessi al mondo digitale. Basti pensare, ad esempio, ai problemi sollevati dalla diffusione dei marchi commerciali registrati presenti sui siti di e-commerce. Nel mondo “virtuale” siamo utenti sempre più attivi. Acquistiamo servizi, visualizziamo contenuti e operiamo scelte. Nessuno desidera che una regolamentazione possa in qualche modo impedire la diffusione di notizie o creazioni artistiche, che suona un po’ come una “censura preventiva”. D’altro canto, è necessario rimanere al passo anche dal punto di vista legislativo, cercando, nella migliore delle ipotesi, di mutuare dall’ambiente digitale quella flessibilità che è propria di un mondo in continua evoluzione, per mettere a punto regolamenti chiari e senza troppe zone d’ombra.