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Una VPN, o virtual private network, è una rete di telecomunicazione cifrata e privata che permette di instaurare una connessione sicura utilizzando un protocollo di trasmissione pubblico e condiviso.

Le VPN sono state inizialmente utilizzate in contesti principalmente aziendali, per collegare diverse entities tra loro senza la necessità di provvedere ad una cablatura ad hoc, oppure per consentire ai lavoratori da remoto di potersi collegare alla rete aziendale con determinati standard di sicurezza e cifratura, operando quindi come una c.d. “WAN”, ossia una rete di reti, o “wide area network”.

Oggi, accanto all’utilizzo aziendale di queste reti, vi è anche un utilizzo privato delle VPN. Ciò serve per esempio per aggirare i blocchi imposti da certi siti su base territoriale: basti pensare che negli ultimi 2 anni, migliaia di siti statunitensi – anche di una certa reputazione – in seguito all’entrata in vigore del GDPR hanno impedito l’accesso ai loro portali dall’Europa, onde evitare di essere soggetti agli stringenti obblighi della normativa sulla protezione dei dati personali. L’utilizzo di VPN è perciò utile perché consente – tra l’altro – di “collocarsi” fittiziamente in un paese diverso da quello da cui si sta navigando, consentendo, molto banalmente, una navigazione lontano dagli occhi indiscreti di potenziali osservatori.

Ma cosa succede in concreto quando si utilizza una VPN, e perché è conveniente usarne una?

I dati (o frazioni di essi) che transitano dal nostro PC al server di destinazione dei siti che di volta in volta navighiamo, sono normalmente visibili agli operatori di telecomunicazione che forniscono il servizio internet. A ben vedere, quando navighiamo su siti non dotati del protocollo https, rendiamo noto tutto ciò che visitiamo al nostro ISP (operatore di telefonia), che è in grado di sapere non solo a quale sito ci siamo collegati, ma anche quali pagine abbiamo visitato e per quanto tempo siamo stati connessi a ciascuna di esse. I file di log contenenti queste informazioni, poi, vengono conservati attraverso il meccanismo della c.d. “data retention” per un determinato periodo di tempo, come abbiamo spiegato più nel dettaglio in questo articolo.

Utilizzando una rete VPN, invece, l’ISP non sarà più in grado di monitorare e tracciare ciò che viene visualizzato dall’utente. Tuttavia, questo è anche l’aspetto più delicato dell’utilizzo di una VPN, poiché molti servizi non sono in grado di offrire standard di sicurezza elevati che tutelano l’utente da questi rischi. Per questa ragione è prioritario utilizzare ed installare una VPN sicura: infatti, affidarsi contrariamente ad un operatore che offre servizi gratuitamente, oppure anche solo operatori con una scarsa reputazione, non sicuro potrebbe far sì che i dati che passano attraverso quella determinata rete possano essere accessibili a terzi, ma – in caso di VPN P2P – anche che l’utente-operatore di rete possa inconsapevolmente servire a soggetti che potrebbero usare la VPN per scopi di carattere illecito, ad esempio facendo transitare sulla propria infrastruttura materiale illecito.

Liceità dell’utilizzo della VPN

Si è dibattuto parecchio in materia giuridica circa l’ultilizzo delle reti VPN: nello specifico ci si è chiesti se sia sempre lecito oppure possa configurare qualche sorta di illecito sanzionabile. In linea generale, l’utilizzo di una VPN non è vietato dalla legge. In alcuni casi, esistono siti internet che vengono bloccati dagli ISP su ordine di autorità quali l’AAMS (ad es. casinò illegali), oppure dall’autorità giudiziaria: in tal caso, utilizzando una rete VPN un utente sarebbe comunque in grado di accedere al sito in questione. Ebbene, anche qualora dovesse configurarsi un illecito (o peggio, un reato), questo non sarebbe rappresentato certamente dall’utilizzo della VPN, ma dall’accesso illecito al un sito, indipendentemente quindi dal mezzo o dallo strumento con cui è avvenuto.

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